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Credito alle imprese: frena ancora la domanda, -4,2%

Nel secondo trimestre 2023 il numero di richieste di credito presentate dalle imprese italiane cala quasi del -5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, portando nel primo semestre il dato complessivo a -4,2%. La frenata riguarda sia le Società di capitali, che nel primo semestre hanno registrato un -3%, sia le Imprese individuali, per le quali la flessione è stata del -6,6%. Si tratta delle principali evidenze dell’analisi delle istruttorie di finanziamento registrate su EURISC, il Sistema di Informazioni Creditizie gestito da CRIF. Dall’ultimo aggiornamento del Barometro CRIF emerge che l’importo medio nel primo semestre 2023 è in crescita del +17,6% rispetto al pari periodo 2022, attestandosi a 141.581 euro, ma in rallentamento nel secondo trimestre (+8,3%).

Classe d’importo sotto cinquemila euro: 30,7% del totale delle richieste

Quanto alla distribuzione e al ranking per classe di importo, la fascia sotto i 5mila euro cresce di quasi 1 punto percentuale, e si attesta al 30,7% del totale delle richieste, aumentando leggermente il distacco dalla seconda classe di importo, quella oltre i 50mila euro, che al contempo perde l’1%, calando dal 29,2% al 28,2%. Per quanto riguarda le Imprese individuali, le richieste di credito hanno registrato un importo medio pari a 47.561 euro (+14,7% rispetto al corrispondente periodo 2022), con l’incidenza dello scaglione al di sotto dei 5mila euro, che raccoglie il 35,7% del totale.

Domanda di finanziamento in contrazione in 16 regioni su 20

Per quanto riguarda le Società di Capitali l’importo medio richiesto ammonta a 185.670 euro, segnando un incremento del +16,9% rispetto alla corrispondente rilevazione dell’anno scorso.
In dettaglio, il 33,3% delle richieste di questo segmento di imprese presenta un importo superiore ai 50mila euro. A livello regionale nel I semestre 2023 si registra un andamento ‘fotocopia’ di quanto accade a livello nazionale. Rispetto al 2022 infatti la domanda di finanziamento è in contrazione in 16 regioni su 20, con un’unica regione in crescita, ovvero la Sicilia (+3,5%).
Viceversa, l’importo medio cresce a doppia cifra in 14 regioni su 20. La variazione rimane invece più contenuta in Basilicata e Umbria, mentre si contrae per Trentino-Alto Adige, Molise e Calabria.

Il turismo soffre di più

Il settore del turismo, ristorazione e tempo libero è indubbiamente quello più colpito dagli effetti della pandemia e dei lockdown, anche dal punto di vista economico finanziario. Grazie però agli interventi governativi a supporto delle attività colpite il tasso di default, inteso come default pubblici e bancari, delle imprese del settore leisure è rimasto sui livelli minimi storici per l’intero periodo 2020-2021, con un valore intorno al 2,5%, rispetto a al 5%-6% pre-pandemia.
Tuttavia, a partire dal 2022, il tasso di default ha fatto segnare un progressivo incremento, fino ad attestarsi intorno al 4% già a fine 2022, caratterizzando il liesure come uno dei settori ad aumento di rischiosità creditizia in più rapida crescita.