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Eccellenze online

Social network sempre diversi, ma stesse dinamiche nelle conversazioni

Le interazioni online tra gli utenti di diverse piattaforme sono coerenti e quelle tossiche persistono all’interno delle comunità digitali. Lo ha scoperto un nuovo studio, coordinato da Walter Quattrociocchi del Centro per la Data Science e la complessità per la società presso il Dipartimento di Informatica della Sapienza Università di Roma, e pubblicato sulla rivista Nature.

La ricerca rivela quindi una costante nelle dinamiche di interazione online tra gli utenti sulle diverse piattaforme, includendo anche un confronto con le piattaforme del passato.
L’analisi suggerisce poi la natura persistente delle interazioni ‘tossiche’ all’interno delle comunità digitali, che evidenziano come la componente umana rimanga costante. A dispetto delle variazioni delle piattaforme, delle mutevoli norme sociali e del passare dei decenni.

Modelli comportamentali ricorrenti nonostante l’evoluzione delle piattaforme

La ricerca, focalizzata sulle dinamiche delle conversazioni online e condotta dalla Sapienza, ha identificato modelli comportamentali ricorrenti all’interno dei vari social media, dimostrando una notevole coerenza nelle interazioni tra gli utenti nonostante l’evoluzione delle piattaforme e delle norme sociali.

In particolare, lo studio ha utilizzato un approccio comparativo su varie piattaforme (da Facebook, Reddit, Gab, Youtube fino alla meno recente USNET) e lo ha condotto su più di 500 milioni di commenti, al fine di per esplorare gli aspetti cruciali relativi alla persistenza delle interazioni tossiche nelle comunità digitali.
Elementi chiave identificati dai ricercatori includono la lunghezza delle conversazioni, con discussioni prolungate più inclini alla tossicità, e la polarizzazione, ovvero, quando punti di vista divergenti conducono a un’escalation del disaccordo online.

Utenti resilienti alla negatività degli ambienti digitali

Sorprendentemente, le interazioni tossiche non fungono da deterrente sull’engagement degli utenti, i quali continuano a partecipare attivamente alle conversazioni.
Questo indica una complessa interazione tra contenuti dannosi e la partecipazione ai dibattiti online, suggerendo una resilienza degli utenti alla negatività negli ambienti digitali.

“Questa ricerca rappresenta un significativo progresso nella comprensione delle dinamiche sociali online – spiega Walter Quattrociocchi – e di come queste vengano influenzate dagli algoritmi, superando il focus su singole piattaforme. I risultati sottolineano infatti le ampie implicazioni dell’influenza algoritmica sulle interazioni sociali.

L’importanza della data science per capire le interazioni sui nuovi media

La ricerca sottolinea inoltre l’importanza della data science nell’analizzare e interpretare il comportamento umano online, confermando come il comportamento tossico sia un aspetto profondamente radicato nelle interazioni digitali.

“Lo studio della comunicazione digitale e delle dinamiche che ruotano attorno ai nuovi media è un tema di forte attualità che richiede un’analisi rigorosa, considerate le numerose implicazioni che ne derivano – dichiara la rettrice Antonella Polimeni -. Questa pubblicazione, su una rivista prestigiosa come Nature, conferma e consolida la qualità delle attività di ricerca dell’Ateneo anche in questo campo: un riconoscimento importante per il team coordinato da Walter Quattrociocchi e per tutto l’Ateneo”.

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Statistiche

Clima: perchè l’Europa è impreparata al cambiamento?

In base alla valutazione dell’Agenzia europea dell’ambiente, l’Aea, i rischi climatici hanno già raggiunto livelli critici. E potrebbero diventare catastrofici in assenza di interventi urgenti e decisivi.
In Europa, i rischi legati ai cambiamenti climatici minacciano la sicurezza energetica e alimentare, gli ecosistemi, le infrastrutture, le risorse idriche, la stabilità economica e la salute dei cittadini. 

Secondo i risultati della prima valutazione europea dei rischi climatici, l’European Climate Risk Assessment (Eucra), in Europa le politiche e gli interventi di adattamento non tengono il ritmo con la rapida evoluzione di questi rischi. “In molti casi – si legge nel rapporto -, un adattamento incrementale non sarà sufficiente. Inoltre, poiché numerose misure volte a migliorare la resilienza ai cambiamenti climatici richiedono molto tempo, possono essere necessari interventi urgenti anche per rischi non ancora critici”.

Occorre agire tempestivamente

In alcune regioni d’Europa si concentrano rischi climatici multipli. L’Europa meridionale, ad esempio, è “particolarmente a rischio a causa degli incendi boschivi nonché degli effetti delle ondate di calore e della scarsità di acqua sulla produzione agricola, sul lavoro all’aria aperta e sulla salute umana. Le inondazioni, l’erosione e l’infiltrazione di acqua salata minacciano le regioni costiere europee a bassa quota, comprese molte città densamente popolate”.

Secondo Leena Ylä-Mononen, direttrice esecutiva dell’Aea, “l’Europa si trova di fronte a rischi climatici urgenti che si acuiscono più rapidamente di quanto le nostre società riescano a prepararsi. Per garantirne la resilienza, i responsabili politici europei e nazionali devono agire immediatamente – aggiunge – sia mediante una rapida riduzione delle emissioni sia con l’attuazione di politiche e di interventi di adattamento forti”.

I 36 rischi principali

La valutazione dell’Aea individua in Europa 36 principali rischi climatici nell’ambito di cinque grandi gruppi: ecosistemi, alimenti, salute, infrastrutture, economia e finanza.
Quasi tutti i rischi nel gruppo ecosistemi, poiché presentano un elevato potenziale di ricaduta su altri settori, richiedono interventi urgenti. Soprattutto i rischi per gli ecosistemi marini e costieri.

I rischi dovuti a caldo eccessivo e siccità sono già a livello critico per la produzione agricola nell’Europa meridionale, ma il calore è il fattore di rischio climatico più grave anche per la salute.
Gli eventi meteorologici estremi più frequenti aumentano poi i rischi per le infrastrutture e i servizi critici (energia, acqua, trasporti). E numerosi rischi climatici interessano anche l’economia e il sistema finanziario.

L’importanza della cooperazione

Secondo l’Agenzia, “l’Ue e i relativi Stati membri hanno compiuto notevoli progressi nella comprensione dei rischi climatici e nella preparazione ad affrontare tali rischi. Tuttavia, la preparazione della società in generale è resa insufficiente dal ritardo nell’attuazione delle politiche rispetto al rapido aumento dei livelli di rischio”.

La valutazione dell’Aea, riferisce riporta Adnkronos, sottolinea che, “per affrontare e limitare i rischi climatici in Europa, l’Ue e gli Stati membri devono collaborare coinvolgendo anche i livelli regionali e locali laddove si rivelino necessari interventi urgenti e coordinati”.

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Economia

Il 2023 è stato l’anno dei droni: il settore vale 145 milioni di euro

Il 2023 sarà ricordato come l’anno dei droni. L’anno scorso, infatti, il mercato professionale dei droni in Italia ha raggiunto il valore di 145 milioni di euro, con un incremento del 23% rispetto al 2022.

Tale risultato conferma il consolidamento del settore, che può contare su 664 imprese attive. Non solo: l’81% degli operatori specializzati prevede un’ulteriore espansione del mercato nei prossimi tre anni. Già per il 2024 ci si attende una crescita a doppia cifra. 

1.471 casi applicativi di droni tra il 2019 e il 2023

A livello mondiale, nel periodo tra il 2019 e il 2023 sono stati registrati 1.471 casi applicativi di droni. Il 70% di tali casi rientra nel segmento delle “Aerial Operations” (droni di piccola e media taglia impiegati in settori tradizionali), mentre il restante 30% riguarda progetti di “Innovative Air Mobility & Delivery” (droni di maggiori dimensioni per il trasporto merci e persone). Nel primo segmento, le principali applicazioni riguardano ispezioni e sopralluoghi (44% dei progetti), sicurezza e sorveglianza (20%), con un notevole incremento del 186% nei casi operativi nel 2023.

Vertiporti e prospettive per il 2024

A livello globale, sono stati censiti 97 progetti di vertiporti destinati all’atterraggio e al decollo di aeromobili VTOL (Vertical Take-Off and Landing), di cui solo un terzo è in fase di prototipo, sviluppo o test (36%). Si stima che 16 di essi diventeranno operativi entro il 2024. In Italia si prevede la piena operatività del vertiporto di Roma e la costruzione di quello di Venezia.

Tutti e 15 gli aeroporti italiani coinvolti nell’indagine dell’Osservatorio sono favorevoli a mettere a disposizione le proprie infrastrutture per la realizzazione di vertiporti, con un terzo che ha già progetti in corso e un altro 13% che li attiverà entro i prossimi tre anni.

Aeromobili eVTOL: crescita del +530% rispetto al 2020

A livello mondiale, sono stati censiti 480 progetti di aeromobili eVTOL (electric Vertical Take-Off and Landing). Si tratta di una crescita impressionante: +530% rispetto al 2020. Solo il 13% di questi è in fase di produzione e vendita, mentre la maggior parte si trova in fase di prototipo (39%) o sviluppo concettuale (48%). Secondo l’AAM Reality Index, la maggior parte di questi aeromobili entrerà in servizio a partire dal 2024.

Ricerca dell’Osservatorio Droni e Mobilità Aerea Avanzata del Politecnico di Milano

I risultati sono emersi dalla ricerca condotta dall’Osservatorio Droni e Mobilità Aerea Avanzata della School of Management del Politecnico di Milano. Marco Lovera, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio, evidenzia che il settore sta attraversando un periodo di notevole fermento, con la maturità tecnologica, l’applicabilità delle normative EASA e la preparazione degli operatori a trasformare le sperimentazioni in servizi operativi, sia nei settori tradizionali che nella mobilità e nel trasporto.

Paola Olivares, direttrice dell’Osservatorio, sottolinea che il 2023 ha portato anche a una razionalizzazione del numero di imprese attive, concentrandosi sulle realtà più strutturate e innovative, ma le prospettive per il prossimo anno rimangono positive.

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Curiosità in numeri

Lombardia, buone notizie: aumentano le aree boschive tra collina e montagna

Secondo l’ultimo rapporto ERSAF dello Stato delle foreste lombarde 2022 l’andamento della superficie bosco è in continua espansione, ma con una presenza sbilanciata tra pianura, collina e montagna, e forti disparità di copertura tra superfici provinciali.
La superficie boscata nella regione nel decennio 2009-2018 è aumentata complessivamente del 2,7%, mentre la realizzazione di nuovi boschi ha coperto una superficie di 176 ettari ogni anno.

Nel 2022 la superficie forestale in Lombardia è di 619.726 ettari e ricopre il 26% del territorio regionale. Un patrimonio in grado di assorbire ogni anno 3 tonnellate e mezzo di anidride carbonica, la principale responsabile del surriscaldamento globale.

I Piani di Indirizzo Forestale 

Più nel dettaglio, la provincia con la maggiore superficie boscata è Brescia, con 171.469 ettari, mentre Como e Lecco sono quelle con il tasso di boscosità più alto.
Nelle foreste lombarde sono presenti ben 17 specie, a dimostrazione della grande biodiversità del territorio, e gli alberi più rappresentati sono castagni (11,3%), abeti rossi (11,1%), carpini neri (10,8%) e faggi (10,4%).

I Piani di Indirizzo Forestale (PIF) gestiscono il 73% della superficie boscata regionale, che corrisponde a 455 mila ettari. Nel 2020 sono stati approvati tre nuovi PIF, mentre sei sono i nuovi Piani di assestamento forestale (PAF) che hanno portato il totale dei PAF a 88.
Per il triennio 2021-2023 Regione Lombardia ha messo a disposizione delle Comunità Montane uno stanziamento complessivo di 13 milioni e mezzo di euro (4 milioni e mezzo di euro l’anno) a sostegno del sistema agricolo e forestale.

Nel 2022 collaudati 88,62 ettari di nuovi boschi

Nel 2022 gli Enti forestali hanno autorizzato 610 richieste di trasformazione del bosco per 108,97 ettari, mentre per quanto riguarda le nuove destinazioni d’uso del bosco, quella prevalente è l’utilizzo a fini agricoli, che rappresenta il 21,3% (16,17 ettari) della superficie complessivamente richiesta.

La normativa nazionale e regionale stabilisce che chi viene autorizzato a ‘trasformare’ un bosco per cambiarne la destinazione d’uso, deve realizzare interventi compensativi attraverso la creazione di nuovi boschi o il miglioramento di quelli esistenti.
Nel 2022 sono stati collaudati 88,62 ettari di nuovi boschi, il dato più alto dal 2015.

Gli incendi e l’infestazione da bostrico

A fronte di questi numeri, gli incendi registrati nel 2022 sono stati in numero decisamente superiore alla media regionale dell’ultimo decennio, complice l’andamento meteorologico particolarmente siccitoso.

La superficie media per evento, pari a 3,5 ha/incendio, è però decisamente al di sotto di quella del decennio. Quanto all’emergenza legata all’infestazione epidemica da bostrico, che colpisce l’abete rosso, prosegue nel 2022 e purtroppo risulta intensificata. Nelle valli con elevazione orografica inferiore, come la Valsabbia e la Valtrompia, la permanenza dell’abete rosso in purezza è da considerare ormai compromessa.

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Economia

Bollette: nel 2023 elettricità -34% e gas -27%

Tra luce e gas, lo scorso anno gli italiani hanno pagato, mediamente, 1.633 euro a famiglia. Erano 2.349 nel 2022. A parità di consumi, le famiglie italiane con un contratto di fornitura nel mercato tutelato hanno speso, in media, circa 770 euro per la bolletta della luce e 863 euro per quella del gas. Secondo l’analisi di Facile.it, rispettivamente, il 34% e il 27% in meno rispetto all’anno precedente.

“Nel 2023 abbiamo fatto i conti con bollette meno salate, con l’arrivo del 2024 assistiamo a buoni segnali sul fronte del costo delle materie prime, ma questo non significa che automaticamente le bollette caleranno”, spiega Mario Rasimelli, Managing Director Utilities di Facile.it.
 
In Sardegna la bolletta della luce è stata più salata

In quali regioni si è speso di più? Considerando la sola energia elettrica e analizzando i dati su base locale, emerge come la Sardegna sia stata la zona d’Italia dove le bollette sono state più pesanti. Nell’Isola il consumo medio a famiglia è stato di 2.835 kWh, che considerando le tariffe dello scorso anno in regime di tutela, corrisponde a un costo di 914 euro, ovvero il 18,7% in più rispetto alla media nazionale.

È bene ricordare che in molte parti della regione non è attivo il riscaldamento con gas di città, situazione che spesso viene compensata utilizzando dispositivi elettrici con conseguenti forti impatti sui consumi.

Bollette della luce più leggere in Liguria, Basilicata e Trentino-Alto Adige

Al secondo posto della graduatoria si posiziona la Sicilia, dove lo scorso anno sono stati messi a budget, mediamente, 825 euro a famiglia con un consumo medio rilevato di 2.557 kWh.

Chiude il podio il Veneto, area dove si sono spesi 814 euro (2.525 kWh).
Guardando la classifica dal lato opposto, invece, emerge come le aree in cui, a fronte di consumi elettrici più contenuti, le bollette sono state più leggere sono la Liguria (642 euro per un consumo di 1.991 kWh), la Basilicata (662 euro, 2.054 kWh) e il Trentino-Alto Adige (675 euro, 2.093 kWh).

L’andamento regionale della bolletta del gas

Anche per il gas le bollette variano a seconda dei consumi medi rilevati. Se nel 2023 sul fronte dell’elettricità gli abitanti del Trentino-Alto Adige sono stati tra i più fortunati, la situazione cambia per la fornitura di gas, dal momento che hanno pagato il conto più salato. Mediamente, 976 euro (a fronte di un consumo medio di 1.049 smc). Dati alla mano, il 13% in più di quanto rilevato a livello nazionale.

Seguono, a breve distanza, la Lombardia (968 euro con un consumo medio di 1.040 smc) e l’Emilia-Romagna (958 euro, 1.030 smc).
Le aree in cui, di contro, nel 2023 le bollette del gas sono state più leggere sono la Sicilia (598 euro, 643 smc), la Campania (609 euro, 654 smc) e il Lazio, dove la spesa per il gas è stata di 619 euro (665 smc).

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Curiosità in numeri

Acquisti on line: almeno due volte al mese, meglio se con consegna gratuita

Cosa desiderano i consumatori che effettuano acquisti sul web? Perché utilizzano questo canale piuttosto che il negozio fisico? E cosa invece non gradiscono dell’esperienza dello shopping on line? A queste e ad altre domande risponde il Global Consumer Trends Report di BigCommerce e Retail Dive, che rivela che il 39% delle persone intervistate in Europa, Nord America, Medio Oriente e Africa preferisce fare acquisti online. Solo il 21% dei riponfdenti, infatti, ha indicato il negozio fisico come modalità preferita.

L’exploit degli acquisti online nel 2023

Il 77% di chi compra on line ha aumentato o mantenuto il livello di spesa rispetto all’anno precedente nel 2023. Questo incremento è attribuibile principalmente alla convenienza e alla flessibilità degli acquisti online. Ma c’è di più: i consumatori si aspettano dalla rete sconti esclusivi e omaggi, diventati ormai elementi distintivi dell’esperienza di shopping digitale.

Con che frequenza si compra sul web? 

La maggioranza (76%) degli intervistati effettua acquisti online tramite siti web, app o social media almeno due volte al mese. Ma tra questi c’è un ragguardevole 49% che compie almeno un acquisto online a settimana. I settori nei quali si spende di più sul web sono abbigliamento e accessori (47%), salute e bellezza (40%), e ristoranti e generi alimentari (36%).

Acquisti su abbonamento

Per quanto riguarda gli acquisti su abbonamento, i generi alimentari sono in cima alla lista (30%), seguiti da intrattenimento (22%) e cosmetici/cura del corpo (21%). C’è poi una questione aperta sulla spedizione. Il 40% degli acquirenti se l’aspetta gratuita. Un dato in merito: il 26% dei rispondenti ammette di aver abbandonato il carrello proprio a causa delle spese di spedizione. Ma c’è anche un 35% di compratori che considera fastidiose le spese di reso.

Ricerche, confronti e modalità di pagamento

Gli acquirenti on line effettuano ricerche principalmente su dispositivi mobili (61%), seguiti da ricerche sul web (57%) e su marketplace (57%). Il 95% degli intervistati confronta i prezzi prima di effettuare un acquisto. Inoltre, il 23% ha utilizzato il metodo “Buy Now, Pay Later” (BNPL) al momento del checkout, evidenziando un crescente interesse in alternative di pagamento rispetto alle tradizionali carte di credito o debito.

Tendenze future

L’indagine sottolinea l’ascesa degli acquisti on line, con una crescente ricerca di nuove modalità di pagamento. Tuttavia, emergono sfide legate alle spese di spedizione e reso, suggerendo che i rivenditori dovranno bilanciare convenienza e servizi per mantenere la fiducia dei consumatori.

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Economia

Prestiti: nel 2023 domanda generale cauta. Corrono i finanziamenti personali

Il 2023 ha segnato una dinamica a singhiozzo per il mercato dei prestiti. I primi cinque mesi dell’anno sono stati in crescita, mentre nei mesi successivi ha seguito una frenata più o meno marcata.

Più in particolare, le forme tecniche della domanda di credito che hanno risentito maggiormente di questo andamento altalenante sono state le richieste dei finanziamenti finalizzati, per un calo -10,4%, mentre ha tenuto il comparto dei prestiti personali, che ha segnato un +18,9%.
Quanto al dato complessivo, malgrado tali discontinuità, le richieste si sono mantenute nel complesso stabili, con una crescita del +0,4% rispetto al 2022. Emerge di dati EURISC, il Sistema di Informazioni Creditizie gestito da CRIF.

Più attenzione ai criteri di accesso al credito

Il 2023 è stato l’anno della cautela, sia da parte delle famiglie, che hanno ridimensionato i progetti di spesa, sia dal punto di vista dell’offerta, “con una maggiore attenzione sui criteri di accesso al credito per via dell’incertezza generata dal contesto geopolitico, dall’inflazione e dall’aumento dei tassi di interesse da parte della BCE – commenta Simone Capecchi, Executive Director di CRIF. Le previsioni dell’anno da poco iniziato mostrano che l’espansione delle consistenze di credito sarà inferiore rispetto alle performance del biennio 2021-2022, anche perché la maggiore rischiosità attesa manterrà caute le politiche di offerta. In questa direzione vanno le raccomandazioni degli organi di vigilanza che sollecitano gli operatori a mantenere alta l’attenzione sulla domanda di credito”.

L’importo medio ritorna a salire, ma le rate si diluiscono nel tempo

L’importo medio dei finanziamenti richiesti, dopo 3 anni negativi, ritorna a crescere del +4,0% e un valore di 8.427 euro.

La dinamica positiva coinvolge i prestiti finalizzati, con un valore pari a 5.862 euro (+2,5% rispetto al 2022), mentre i prestiti personali scendono a 11.759 euro (-3,8% vs 2022).
Entrando nel dettaglio della distribuzione dei prestiti per fascia di importo, il dato cumulato mostra come un italiano su due richieda importi inferiori a 5.000 euro (54,4% del totale), seguiti dagli scaglioni 10.000-20.000 euro (17,3%) e 5.000-10.000 euro (16,4%).

La domanda, seppur in prevalenza di piccoli importi, viene dilazionata su un arco temporale comunque superiore ai 5 anni per il 27,3% degli italiani.

Distribuzione delle richieste: il 63,4% nella fascia 25-54 anni

La dinamica prudente delle famiglie italiane si rispecchia anche nello spaccato delle due forme tecniche considerate.

Il 76,3% delle richieste di prestiti finalizzati ha un’estinzione del debito entro 3 anni, mentre i prestiti personali, che spesso rappresentano un impegno particolarmente gravoso per le famiglie, tendono a concentrarsi nella fascia di durata superiore a cinque anni (50,2%).
Quanto alla distribuzione delle richieste di prestiti (aggregato personali e finalizzati) in relazione all’età del richiedente, il Barometro CRIF evidenzia come nel 2023 la fascia compresa tra 25 e 54 anni sia stata quella maggioritaria, con una quota pari al 63,4% del totale.

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Eccellenze online

La pulizia di un impianto di aria climatizzata

Il condizionatore d’aria è un tipo di dispositivo cui oggi facciamo veramente fatica a pensare di poter rinunciare, dato che è praticamente indispensabile per offrire sollievo durante le calde giornate estive.

Come ogni cosa, affinchè questo possa funzionare sempre in maniera efficiente e soprattutto affinchè ci sia sempre la giusta salubrità dell’aria in casa, è importante fare la giusta manutenzione e pulirlo regolarmente.

Come vedremo a breve pulire il condizionatore, sia esso a parete o canalizzato, non è difficile e richiede soltanto un po’ di buona volontà da parte nostra.

Perché è importante pulire il condizionatore o impianto di climatizzazione canalizzata?

Pulire il condizionatore o impianto di climatizzazione canalizzata è importante per i motivi che seguono:

  • Garantire un funzionamento sempre efficiente del condizionatore. Un condizionatore pulito è in grado di raffreddare l’aria in modo più efficiente, evitando sprechi di energia.
  • Migliorare la qualità dell’aria. Un condizionatore pulito è in grado di distribuire aria pulita e salubre negli ambienti, aspetto molto importante soprattutto se in casa ci sono bambini e anziani.
  • Prevenire la proliferazione di batteri e germi. Un condizionatore sporco può essere un terreno fertile per la proliferazione di batteri e germi, che possono causare allergie e malattie respiratorie.

La pulizia del condizionatore a parete (split)

La pulizia del condizionatore a parete, il cosiddetto “split”, è un’operazione abbastanza semplice che può essere eseguita da chiunque.

Ecco i pocchi passaggi da effettuare:

  1. Spegnere il condizionatore e staccare la spina.
  2. Aprire il pannello e rimuovere i filtri dell’aria.
  3. Lavare i filtri dell’aria con acqua tiepida e sapone neutro o sgrassatore.
  4. Asciugare accuratamente i filtri.
  5. Reinserire i filtri nel condizionatore e richiudere il pannello.

Come vedi si tratta di una operazione semplice, che richiede soltanto un po’ di accortezza da parte tua e un po’ di manualità.

La pulizia del sistema di climatizzazione canalizzata

La pulizia del sistema di climatizzazione canalizzata è un’operazione più complessa che richiede l’intervento di un tecnico specializzato.

Il tecnico, infatti, dovrà accedere all’unità interna e all’unità esterna del condizionatore per pulire i filtri, le ventole e gli altri componenti interni.

Oltre alla pulizia dei filtri, è importante anche sanificare le griglie e le bocchette dell’aria del nostro impianto di aria condizionata canalizzata.

La sanificazione delle griglie e delle bocchette dell’aria è importante per eliminare i batteri e i germi che possono proliferare in questi punti.

Per sanificare le griglie e le bocchette dell’aria, il tecnico utilizzerà un prodotto disinfettante specifico per condizionatori.

Consigli specifici per la pulizia del condizionatore

Riportiamo di seguito ulteriori consigli per la pulizia del condizionatore o impianto canalizzato, in modo da adoperare sempre le buone pratiche che consentono di evitare qualsiasi problema legato a questi piccoli interventi di pulizia:

  • Utilizzare prodotti specifici per la pulizia dei condizionatori. Questi prodotti sono formulati appositamente per eliminare la polvere, i residui e i batteri in modo sicuro e rapido, senza ossidare o rovinare le componenti.
  • Non utilizzare prodotti aggressivi come la candeggina o altri prodotti chimici. Questi prodotti possono danneggiare i filtri o i componenti del condizionatore.
  • Eseguire la pulizia in un ambiente ben ventilato. Ciò eviterà l’inalazione di sostanze nocive e sporcizia accumulata sui filtri.

Conclusione

Pulire il condizionatore è un’operazione semplice che può essere eseguita da chiunque abbia un po’ di manualità.

Ricordiamo che è importante pulire il condizionatore regolarmente, almeno una volta all’anno, per garantirne il normale funzionamento e la giusta salubrità dell’aria in casa.

Infine, se il condizionatore è molto sporco o se non si è sicuri di come pulirlo adeguatamente, è consigliabile il rivolgersi ad un tecnico specializzato.

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Statistiche

Agenda 2030: l’Italia e gli obiettivi ONU per lo Sviluppo Sostenibile

Quali sono le opinioni dei cittadini italiani rispetto alle priorità dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile? Il 19% pensa che tutti i 17 Obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile (SDGs) dovrebbero avere pari dignità, mentre l’81% identifica alcune priorità, in parte legate alla specificità del momento.
Ad esempio, la lotta alla povertà (Goal 1) si colloca a metà della classifica (8° posto) tra le priorità percepite all’interno degli Obiettivi: il 17% degli italiani la indica tra le più rilevanti e il 5% la pone al primo posto. Anche l’obiettivo di sconfiggere la fame (Goal 2, 6°) è al primo posto per il 5% degli intervistati.

Se gli italiani mostrano una sempre maggiore consapevolezza e attenzione alla sostenibilità, i dati Ipsos pubblicati nel Rapporto ASviS 2023 registrano anche un crescente scetticismo riguardo all’effettiva volontà di costruire un mondo più sostenibile. Tanto che in cinque anni gli ‘scettici’ sono passati dal 13% al 22%.

Cambiamento climatico, lavoro e salute sul podio delle priorità  

Sul podio della classifica delle priorità salgano il Goal 3 (Salute e benessere, 3°), l’Obiettivo 8, relativo a lavoro dignitoso e crescita economica (2°), ma al 1° posto si posiziona il Goal 13, la lotta contro il cambiamento climatico, considerato l’obiettivo di sviluppo sostenibile più importante.
Il 28% della popolazione lo ritiene di massima urgenza, ed è una delle principali preoccupazioni avvertite sia a livello globale sia in Italia.

Ai piani alti della classifica, coerentemente con l’assoluta necessità di combattere il cambiamento climatico, si posizionano anche il Goal 15 (Vita sulla terra, 4°), seguito dal Goal 7, focalizzato su energia pulita e accessibile (5°).

Disuguaglianze e disparità di genere sono un po’ meno importanti

Quanto agli altri 17 SDGs se l’offerta di un’istruzione di qualità, equa e inclusiva (Goal 4), si colloca nella seconda metà della classifica (10°), la lotta alle disparità di genere (Goal 5) conquista solo il 12° posto.
Più rilevante sono considerati il sesto Obiettivo (Acqua pulita e servizi igienico-sanitari), al 7° posto, e il Goal 16 (Pace, giustizia e istituzioni solide), al 9°, con il 15% che lo indica tra gli obiettivi più importanti.

A sorpresa, la riduzione delle disuguaglianze (Goal 10) all’interno e fra i Paesi in Italia non è considerata una priorità.
Relegata all’11° posto della classifica dei 17 SDGs, è considerata una priorità solo per il 13% di coloro che sono a conoscenza dell’Agenda 2030.

La vita del mare è in fondo alla classifica

Nonostante sia indubbio che le città giocheranno un ruolo cruciale per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, il Goal 11 (Città e comunità sostenibili, è solo al 13° posto, seguito dal Goal 12 (Consumo e produzione responsabile, 14°), e dal Goal 9 (Imprese, innovazione e infrastrutture, 15°).

Il proposito di conservare e utilizzare in modo sostenibile le risorse del mare occupa la penultima posizione della classifica (Goal 14, Vita sott’acqua), mentre la costruzione di partnership (Goal 17, Partnership per gli obiettivi) è l’ultima delle priorità percepite: solo il 3% della popolazione la indica tra gli Obiettivi più rilevanti.

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Curiosità in numeri

Natale 2023: gli italiani aumentano la spesa per i regali (grazie all’inflazione?)

Per i regali di Natale quest’anno gli italiani progettano di spendere 223 euro, il 13% in più rispetto al 2022. A dare la spinta però è anche l’aumento dei prezzi: al netto dell’inflazione l’incremento di spesa si riduce al +6%.
Dopo un anno di alti e bassi per i consumi, il mese di dicembre dovrebbe chiudersi con il segno più. Complessivamente, nel 2023 si prevede un aumento del +1,2% per i consumi, a cui dovrebbe seguire una frenata pari allo 0,8% nel 2024.

È quanto emerge da una ricerca di Ipsos e Confesercenti. La spesa degli italiani per le feste è in crescita, anche se è l’inflazione a gonfiare i budget.

Cosa mettere sotto l’albero? 

Gli italiani che dichiarano di voler contenere la spesa per i regali natalizi sono il 43%, una quota in diminuzione rispetto al 47% dello scorso anno, ma ancora rilevante.
Nella Top 10 delle intenzioni di acquisto per i regali di questo Natale 2023 spiccano i capi d’abbigliamento (51%), seguiti da prodotti di profumeria (45%) e libri (44%). Ma anche giochi e giocattoli (38%), accessori di moda (33%), regali gastronomici (29%), prodotti tecnologici e regali di gioielleria, entrambi al 24%.

E ancora, arredamento e prodotti per la casa, calzature e videogiochi, tutti al 20%.
Il 10% degli italiani, invece, segnala l’intenzione di regalare un viaggio o una vacanza, un dato in ascesa rispetto al 7% del 2022.

Dove si comprano i regali?  

Sempre secondo l’indagine Ipsos condotta per Confesercenti, il retail fisico continua ad avere un ruolo centrale negli acquisti di Natale, ma per il 44% deli italiani le piattaforme sono diventate ormai indispensabili.

Crescono poi le indicazioni per i negozi monomarca delle grandi catene retail (33%, era il 29% nel 2022), ma anche per i negozi all’interno dei centri commerciali, che quest’anno raccolgono il 52% delle preferenze contro il 46% del Natale 2022.
In lieve flessione il canale dei supermercati e ipermercati, che scende al 24% delle indicazioni, e le attività di vicinato (20%).

Il canale online continua a essere il preferito

A sorpresa, si assiste a una crescita della preferenza per i negozi di quartiere da parte dei giovani con età compresa tra 18 e 34 anni. La quota passa infatti dal 20% del 2022 al 22% di quest’anno.
Il 14% dei giovani, invece, si rivolgerà a un mercatino per comprare almeno uno dei regali da mettere sotto l’albero.

È però l’e-commerce il canale d’acquisto che incontra la preferenza tra il maggior numero di persone. In particolare, è in crescita la vendita diretta via web, con la quota di chi acquisterà online direttamente dal sito del produttore che sale dal 21% al 23%.
Si consolida poi la prevalenza delle grandi piattaforme di e-commerce, alle quali intende rivolgersi il 68% degli intervistati (63% nel 2022).