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Privacy: Google distrugge i dati raccolti nelle navigazioni in incognito

La causa del 2020, Brown contro Google, è stata avviata da titolari di account Google che accusavano l’azienda di tracciare illegalmente il loro comportamento attraverso la funzione di navigazione privata ‘Incognito’. E ora Google ha accettato di distruggere o rendere anonimi miliardi di record di dati di navigazione web raccolti mentre gli utenti utilizzavano questa modalità di navigazione.

La decisione emerge da una proposta di accordo presentato lunedì 1 aprile per una class action che impone anche a Google di dettagliare il modo in cui raccoglie le informazioni in ‘Incognito’, e limitare la raccolta di dati futura.
Se l’accordo verrà approvato da un giudice federale della California, potrebbe interessare 136 milioni di utenti. 

Perché cambiano le regole

Valutato in 5 miliardi di dollari nell’archiviazione di lunedì, l’ammontare della proposta è stato calcolato determinando il valore dei dati che Google ha immagazzinato e sarà costretta a distruggere, oltre ai dati che le sarà impedito di raccogliere in futuro.
Google dovrà occuparsi dei dati raccolti in modalità di navigazione privata fino a dicembre 2023, e qualsiasi dato che non venga esplicitamente cancellato dovrà essere reso anonimo.

“Il presente accordo garantisce una reale responsabilità e trasparenza dal più grande collettore di dati al mondo – scrivono i querelanti – e segna un passo importante verso il miglioramento e il rispetto del nostro diritto alla privacy su Internet”.

Castañeda: “i querelanti non riceveranno nulla”

José Castañeda, portavoce di Google, ha dichiarato che l’azienda è “lieta di risolvere questa causa legale, che abbiamo sempre ritenuto priva di fondamento”.
Sebbene i querelanti abbiano valutato la proposta di accordo in 5 miliardi di dollari, originariamente richiesti come danni, Castañeda ha affermato che “non riceveranno nulla”. L’accordo non prevede infatti danni per la classe, sebbene gli individui possano presentare richieste.

“Non associamo mai i dati agli utenti quando utilizzano la modalità Incognito –  ha aggiunto -. Siamo felici di cancellare vecchi dati tecnici che non sono mai stati associati a un individuo e che non sono mai stati utilizzati per alcuna forma di personalizzazione”.

Cosa cambierà?

Parte dell’accordo include modifiche al modo in cui Google divulga i limiti dei suoi servizi di navigazione privata, cambiamenti che l’azienda ha già iniziato a implementare su Chrome.
Google ha inoltre accettato per cinque anni, riporta Adnkronos, di permettere agli utenti di bloccare i cookie di terze parti per impostazione predefinita in modalità Incognito, impedendo così a Google di tracciare gli utenti su siti esterni mentre utilizzano la navigazione privata.

Gli utenti possono ancora presentare richieste di risarcimento danni presso il tribunale statale della California, secondo i termini dell’accordo. Finora, sono state presentate 50 richieste.

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Social network sempre diversi, ma stesse dinamiche nelle conversazioni

Le interazioni online tra gli utenti di diverse piattaforme sono coerenti e quelle tossiche persistono all’interno delle comunità digitali. Lo ha scoperto un nuovo studio, coordinato da Walter Quattrociocchi del Centro per la Data Science e la complessità per la società presso il Dipartimento di Informatica della Sapienza Università di Roma, e pubblicato sulla rivista Nature.

La ricerca rivela quindi una costante nelle dinamiche di interazione online tra gli utenti sulle diverse piattaforme, includendo anche un confronto con le piattaforme del passato.
L’analisi suggerisce poi la natura persistente delle interazioni ‘tossiche’ all’interno delle comunità digitali, che evidenziano come la componente umana rimanga costante. A dispetto delle variazioni delle piattaforme, delle mutevoli norme sociali e del passare dei decenni.

Modelli comportamentali ricorrenti nonostante l’evoluzione delle piattaforme

La ricerca, focalizzata sulle dinamiche delle conversazioni online e condotta dalla Sapienza, ha identificato modelli comportamentali ricorrenti all’interno dei vari social media, dimostrando una notevole coerenza nelle interazioni tra gli utenti nonostante l’evoluzione delle piattaforme e delle norme sociali.

In particolare, lo studio ha utilizzato un approccio comparativo su varie piattaforme (da Facebook, Reddit, Gab, Youtube fino alla meno recente USNET) e lo ha condotto su più di 500 milioni di commenti, al fine di per esplorare gli aspetti cruciali relativi alla persistenza delle interazioni tossiche nelle comunità digitali.
Elementi chiave identificati dai ricercatori includono la lunghezza delle conversazioni, con discussioni prolungate più inclini alla tossicità, e la polarizzazione, ovvero, quando punti di vista divergenti conducono a un’escalation del disaccordo online.

Utenti resilienti alla negatività degli ambienti digitali

Sorprendentemente, le interazioni tossiche non fungono da deterrente sull’engagement degli utenti, i quali continuano a partecipare attivamente alle conversazioni.
Questo indica una complessa interazione tra contenuti dannosi e la partecipazione ai dibattiti online, suggerendo una resilienza degli utenti alla negatività negli ambienti digitali.

“Questa ricerca rappresenta un significativo progresso nella comprensione delle dinamiche sociali online – spiega Walter Quattrociocchi – e di come queste vengano influenzate dagli algoritmi, superando il focus su singole piattaforme. I risultati sottolineano infatti le ampie implicazioni dell’influenza algoritmica sulle interazioni sociali.

L’importanza della data science per capire le interazioni sui nuovi media

La ricerca sottolinea inoltre l’importanza della data science nell’analizzare e interpretare il comportamento umano online, confermando come il comportamento tossico sia un aspetto profondamente radicato nelle interazioni digitali.

“Lo studio della comunicazione digitale e delle dinamiche che ruotano attorno ai nuovi media è un tema di forte attualità che richiede un’analisi rigorosa, considerate le numerose implicazioni che ne derivano – dichiara la rettrice Antonella Polimeni -. Questa pubblicazione, su una rivista prestigiosa come Nature, conferma e consolida la qualità delle attività di ricerca dell’Ateneo anche in questo campo: un riconoscimento importante per il team coordinato da Walter Quattrociocchi e per tutto l’Ateneo”.

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La pulizia di un impianto di aria climatizzata

Il condizionatore d’aria è un tipo di dispositivo cui oggi facciamo veramente fatica a pensare di poter rinunciare, dato che è praticamente indispensabile per offrire sollievo durante le calde giornate estive.

Come ogni cosa, affinchè questo possa funzionare sempre in maniera efficiente e soprattutto affinchè ci sia sempre la giusta salubrità dell’aria in casa, è importante fare la giusta manutenzione e pulirlo regolarmente.

Come vedremo a breve pulire il condizionatore, sia esso a parete o canalizzato, non è difficile e richiede soltanto un po’ di buona volontà da parte nostra.

Perché è importante pulire il condizionatore o impianto di climatizzazione canalizzata?

Pulire il condizionatore o impianto di climatizzazione canalizzata è importante per i motivi che seguono:

  • Garantire un funzionamento sempre efficiente del condizionatore. Un condizionatore pulito è in grado di raffreddare l’aria in modo più efficiente, evitando sprechi di energia.
  • Migliorare la qualità dell’aria. Un condizionatore pulito è in grado di distribuire aria pulita e salubre negli ambienti, aspetto molto importante soprattutto se in casa ci sono bambini e anziani.
  • Prevenire la proliferazione di batteri e germi. Un condizionatore sporco può essere un terreno fertile per la proliferazione di batteri e germi, che possono causare allergie e malattie respiratorie.

La pulizia del condizionatore a parete (split)

La pulizia del condizionatore a parete, il cosiddetto “split”, è un’operazione abbastanza semplice che può essere eseguita da chiunque.

Ecco i pocchi passaggi da effettuare:

  1. Spegnere il condizionatore e staccare la spina.
  2. Aprire il pannello e rimuovere i filtri dell’aria.
  3. Lavare i filtri dell’aria con acqua tiepida e sapone neutro o sgrassatore.
  4. Asciugare accuratamente i filtri.
  5. Reinserire i filtri nel condizionatore e richiudere il pannello.

Come vedi si tratta di una operazione semplice, che richiede soltanto un po’ di accortezza da parte tua e un po’ di manualità.

La pulizia del sistema di climatizzazione canalizzata

La pulizia del sistema di climatizzazione canalizzata è un’operazione più complessa che richiede l’intervento di un tecnico specializzato.

Il tecnico, infatti, dovrà accedere all’unità interna e all’unità esterna del condizionatore per pulire i filtri, le ventole e gli altri componenti interni.

Oltre alla pulizia dei filtri, è importante anche sanificare le griglie e le bocchette dell’aria del nostro impianto di aria condizionata canalizzata.

La sanificazione delle griglie e delle bocchette dell’aria è importante per eliminare i batteri e i germi che possono proliferare in questi punti.

Per sanificare le griglie e le bocchette dell’aria, il tecnico utilizzerà un prodotto disinfettante specifico per condizionatori.

Consigli specifici per la pulizia del condizionatore

Riportiamo di seguito ulteriori consigli per la pulizia del condizionatore o impianto canalizzato, in modo da adoperare sempre le buone pratiche che consentono di evitare qualsiasi problema legato a questi piccoli interventi di pulizia:

  • Utilizzare prodotti specifici per la pulizia dei condizionatori. Questi prodotti sono formulati appositamente per eliminare la polvere, i residui e i batteri in modo sicuro e rapido, senza ossidare o rovinare le componenti.
  • Non utilizzare prodotti aggressivi come la candeggina o altri prodotti chimici. Questi prodotti possono danneggiare i filtri o i componenti del condizionatore.
  • Eseguire la pulizia in un ambiente ben ventilato. Ciò eviterà l’inalazione di sostanze nocive e sporcizia accumulata sui filtri.

Conclusione

Pulire il condizionatore è un’operazione semplice che può essere eseguita da chiunque abbia un po’ di manualità.

Ricordiamo che è importante pulire il condizionatore regolarmente, almeno una volta all’anno, per garantirne il normale funzionamento e la giusta salubrità dell’aria in casa.

Infine, se il condizionatore è molto sporco o se non si è sicuri di come pulirlo adeguatamente, è consigliabile il rivolgersi ad un tecnico specializzato.

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L’Europa è d’accordo sulla legge per regolamentare l’AI

Un regolamento, il primo del genere al mondo, per garantire che i sistemi di Intelligenza artificiale immessi sul mercato europeo, e utilizzati nella UE, siano sicuri e rispettino i diritti fondamentali e i valori dell’Unione. E, allo stesso tempo, stimolare gli investimenti e l’innovazione in Europa.

È la proposta di norme armonizzate sull’Intelligenza artificiale stilata dopo una maratona di negoziati durata tre giorni dal Consiglio UE e il Parlamento europeo.
L’idea principale alla base dell’accordo è regolamentare l’Intelligenza artificiale a seconda della sua capacità di causare danni alla società. Pertanto, l’approccio utilizzato dalle istituzioni europee è ‘basato sul rischio’, da quello minimo a quello inaccettabile. Maggiore è il rischio più severe sono le regole.

Sandbox normative per un’innovazione responsabile

Le sandbox normative faciliteranno l’innovazione responsabile e lo sviluppo di sistemi AI conformi. Se la stragrande maggioranza dei sistemi AI rientra nella categoria del rischio minimo (con beneficio di free-pass), quelli identificati ad alto rischio saranno tenuti a rispettare requisiti rigorosi.

Esempi di sistemi di AI ad alto rischio includono alcune infrastrutture critiche, come nei settori acqua/gas/elettricità, dispositivi medici, sistemi per determinare l’accesso alle istituzioni educative o per reclutare persone, alcuni sistemi utilizzati nei settori delle forze dell’ordine, controllo delle frontiere, amministrazione della giustizia e processi democratici.
Sono considerati ad alto rischio anche i sistemi di identificazione biometrica, categorizzazione e riconoscimento delle emozioni.

Le linee rosse

Il rischio inaccettabile riguarda i sistemi di AI considerati una chiara minaccia ai diritti fondamentali delle persone, e saranno vietati.
La blacklist include sistemi o applicazioni di AI che manipolano il comportamento umano per aggirare il libero arbitrio, sistemi che consentono il ‘punteggio sociale’ da parte di governi o aziende, e alcune applicazioni di polizia predittiva.

Alcuni utilizzi dei sistemi biometrici saranno vietati, ad esempio, il riconoscimento delle emozioni sul posto di lavoro e alcuni sistemi per la categorizzazione delle persone, o il riconoscimento facciale in tempo reale in spazi accessibili al pubblico.
L’accordo della UE chiarisce gli obiettivi in cui tale uso è strettamente necessario ai fini dell’applicazione della legge, e per i quali le autorità dovrebbero essere eccezionalmente autorizzate a utilizzare tali sistemi.

Eccezioni e sistemi a rischi specifici

L’accordo prevede ulteriori garanzie, limitando le eccezioni ai casi di vittime di determinati reati, la prevenzione di minacce reali, presenti o prevedibili (es: attacchi terroristici), e la ricerca di persone sospettate di gravi crimini.
Vi è poi la categoria dei rischi specifici, quali le ormai famose chatbot.
Quando utilizzano le chatbot, gli utenti dovrebbero essere consapevoli che stanno interagendo con una macchina. Deepfake e altri contenuti generati dall’AI dovranno essere etichettati come tali.

Inoltre, i fornitori dovranno progettare sistemi in modo che i contenuti audio/video/testo/immagini sintetici siano contrassegnati e rilevabili come generati o manipolati artificialmente.
La legge sull’AI, riferisce Agi, non si applicherà ai sistemi utilizzati esclusivamente per scopi militari o di difesa, di ricerca e innovazione, o alle persone che utilizzano l’AI per motivi non professionali.

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Arredamento sostenibile: perché è da preferire?

Quello dell’arredamento sostenibile è un concetto sempre più importante in questo periodo storico, soprattutto per coloro i quali cercano di creare ambienti (siano essi di lavoro o di casa) che possano essere ecologici e rispettosi dell’ambiente.

Le soluzioni a disposizione in tal senso sono tante, come vedremo di seguito, grazie anche a  tante innovazioni che hanno ultimamente interessato questo settore.

Tutto ciò concorre a rendere sempre più marginale l’impatto ambientale degli arredi sostenibili, con evidenti vantaggi per il mondo che ci circonda.

Materiali ecologici per l’arredamento

Ci sono davvero tanti materiali che possono essere utilizzati per creare mobili e oggetti d’arredo sostenibili. Tra questi possiamo citare il bambù, la canapa, il legno riciclato e i tessuti organici, giusto per fare alcuni esempi.

In particolare:

  • Il bambù è un materiale estremamente resistente e sostenibile, in quanto cresce rapidamente e non richiede molta acqua o pesticidi per la coltivazione.
  • La canapa è anch’essa un materiale ecologico, resistente e versatile, che può essere utilizzato per creare tessuti e oggetti d’arredo.
  • Il legno riciclato è un altro esempio di materiale sostenibile, dato che viene recuperato da vecchi mobili o da edifici demoliti. In questo modo, il legno viene riutilizzato, evitando così il taglio di nuovi alberi.
  • I tessuti organici sono realizzati con fibre naturali, come il cotone biologico, che sono coltivate senza l’utilizzo di pesticidi e insetticidi chimici.

Le innovazioni nel settore dell’arredamento sostenibile

In questi anni si è assistito ad una serie di interessanti novità per quanto riguarda l’arredamento sostenibile ed in particolare la possibilità di impiegare materiali innovativi, come il cartone.

Questo materiale viene utilizzato per creare mobili leggeri ma durevoli e soprattutto eco-friendly, con il grande vantaggio del poter essere facilmente spostati quando serve.

Il cartone, ed è questa una delle novità più interessanti, viene impiegato in modo creativo per dare froma a mobili in cartone funzionali come sedie, tavoli e armadi.

La sua versatilità e la facilità di lavorazione infatti, lo rendono un materiale ideale per questo scopo così come per la possibilità di effettuare eventuali personalizzazioni.

Impatto dell’arredamento sostenibile

L’arredamento sostenibile ha certamente un impatto positivo sull’ambiente e sulla salute delle persone. Adottare soluzioni di arredamento sostenibile, e dunque utilizzare materiali e processi produttivi che riducono l’impatto ambientale, significa ridurre il consumo di risorse naturali, limitare l’inquinamento e promuovere la sostenibilità.

Proprio quello che ha in mente chi tiene alla salvaguardia del pianeta e desidera adottare sempre soluzioni che rispettino l’ambiente e che non abbiano un impatto negativo sulla natura che ci circonda.

Tra l’altro, l’arredamento sostenibile ci consente di creare ambienti di lavoro o casalinghi certamente più salubri, grazie all’utilizzo di materie prime naturali e alla totale assenza di sostanze chimiche nocive.

Design orientato al futuro

Il design orientato al futuro è una naturale inclinazione (o vocazione) nel settore dell’arredamento sostenibile. Questo approccio si concentra infatti sull’utilizzo di materiali innovativi e sostenibili, sulla funzionalità e sull’estetica.

In base a questo principio si punta a creare oggetti d’arredo che siano in grado di soddisfare le esigenze delle persone, con un’attenzione particolare alla sostenibilità e alla riduzione dell’impatto ambientale senza mai rinunciare all’estetica ed alla bellezza.

In questo modo, si promuove uno stile di vita consapevole e responsabile, che tiene conto delle esigenze dell’ambiente e delle generazioni future.

Conclusioni

L’arredamento sostenibile rappresenta una scelta consapevole e responsabile per tutti coloro i quali cercano di creare ambienti di lavoro o di casa veramente “green” e rispettosi dell’ambiente.

Sono disponibili molti materiali ecologici e innovativi che possono essere utilizzati per creare mobili e oggetti d’arredo con un impatto ambientale davvero minimo e che consentono di promuovere uno stile di vita più consapevole.

Per questo motivo, quella dell’arredamento sostenibile è una scelta vantaggiosa per l’ambiente, per la salute delle persone e dunque per i consumatori stessi.

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Internet: per gli italiani la connessione è un diritto

Emerge dal 3° Rapporto sul valore della connettività in Italia, realizzato dal Censis in collaborazione con Wind Tre: per 9 italiani su 10, l’88,7%, la connettività a Internet è un diritto sociale, come la sanità o la previdenza. E per l’80,8% (84,5% giovani) l’accesso alla rete dovrebbe essere gratuito. I contrari sono il 19,2%. Per il 46,2%, la copertura dei costi legati alla connettività dovrebbe avvenire per mezzo di un contributo dei grandi generatori di traffico, come Google e Meta. E a chiedere una partecipazione economica delle Over The Top per la copertura dei costi sono soprattutto i giovani (51,3%) e i laureati (49,8%). Inoltre, secondo il 34,6%, la connessione dovrebbe essere posta a carico della fiscalità generale.

Traffico dati: i gigabyte in Italia costano meno

Nel 2022, anno caratterizzato da alta inflazione, i prezzi generali al consumo sono aumentati dell’8,7% rispetto al 2021, mentre l’indice dei prezzi delle telecomunicazioni è diminuito del 3,3%. Confrontando il costo medio di un gigabyte di traffico dati su rete mobile nei Paesi del mondo nel 2022 l’Italia presenta il valore più basso, inferiore del 47,3% rispetto alla Francia, -80,0% rispetto alla Spagna, -95,5% rispetto alla Germania, -97,9% rispetto agli Stati Uniti. Tra il 2019 e il 2022 in Italia il costo medio di un gigabyte di traffico dati su rete mobile si è ridotto del 93,0%, in Francia dell’81,3%, in Germania del 61,7%, negli Stati Uniti del 32,6%, mentre in Spagna è aumentato del 7,0%.

I pericoli della rete

Il 94,7% degli italiani associa a internet alcuni rischi da cui difendersi. Il pericolo principale (46,2%), è la possibilità di cadere vittima di crimini informatici, seguito dal libero accesso al web dei minori (22,2%), l’azione degli haters (14,2%), l’insorgere di una dipendenza dai dispositivi digitali (12,1%).
Una conferma indiretta degli elevati rischi per i minori che navigano nel web proviene dai dati relativi all’azione delle Forze dell’ordine: nel 2022 sono stati 2.622 i siti web illegali oscurati perché contenenti immagini di violenze su bambini, e da gennaio-marzo 2023 sono state indagate per pedopornografia 299 persone.

Intelligenza Artificiale: servono regole chiare e precise

Oggi il giudizio degli italiani sull’Intelligenza Artificiale resta molto cauto. Il 46,3% la considera un’opportunità, il 37,6% una minaccia, il 16,1% non sa che cosa pensare. I giudizi sull’impatto dell’AI sono più positivi tra giovani (55,3%) e laureati (59,2%). Del resto, l’81,6% degli italiani ritiene urgenti leggi chiare e regolamenti precisi per evitare che lo sviluppo delle tecnologie digitali metta nelle mani sbagliate strumenti molto potenti. Solo l’8,4% è contrario. Sul rischio apocalittico che l’AI si emancipi dagli umani e inizi a operare in autonomia, gli italiani si dividono tra chi la ritiene un’ipotesi plausibile (38,4%), chi impossibile (40,1%) e chi non ha un’opinione in merito (21,5%).

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e-commerce di prodotto: 35,2 miliardi di euro nel 2023, +8%

L’e-commerce B2c in Italia raggiunge circa 35,2 miliardi di euro, crescendo del +8% rispetto al 2022. Resta stabile anche nel 2023 il tasso di penetrazione dei prodotti, con l’incidenza dei consumi online sui consumi totali pari all’11%. Secondo i dati emersi dall’Osservatorio eCommerce B2C Netcomm – School of Management del Politecnico di Milano, Abbigliamento, Beauty & Pharma sono tra i settori più dinamici, e tra quelli più rappresentativi del Made in Italy anche l’Arredamento registra una crescita rispetto a 12 mesi fa, mentre frena il Food&Grocery. Nel comparto Food&Grocery i volumi online nel 2023 registrano un calo, e da parte di diversi merchant c’è molta incertezza sulla reale capacità di raggiungere questo target, considerati i risultati non sempre rosei conseguiti nel primo trimestre dell’anno e l’instabilità di contesto.

Abbigliamento a 5,8 miliardi di euro

Tra i settori rappresentativi del Made in Italy, l’Abbigliamento (capi di vestiario, scarpe e accessori) cresce del +11% rispetto al 2022, e raggiunge un valore di 5,8 miliardi di euro. Le principali aree di lavoro per gli operatori del comparto riguardano l’ottimizzazione dei processi in logica di sostenibilità economica, ad esempio, negozi fisici utilizzati come centro di evasione degli ordini, gestione controllata dello smaltimento delle rimanenze di magazzino, sistemi di gestione integrata dell’inventario, e ambientale, come second-hand market, soluzioni innovative per la gestione dei resi, noleggio dei prodotti. Nonché la sperimentazione di nuovi modelli di business, in primo luogo, i marketplace.

Beauty&Pharma e Arredamento puntano sulla strategia omnicanale

La categoria Beauty&Pharma, che riunisce i prodotti farmaceutici e quelli destinati alla cura e l’igiene della persona, raggiunge i 2,4 miliardi di euro (+10%). Entrambi i segmenti, seppur con livelli di maturità differenti, stanno lavorando al consolidamento della strategia omnicanale. Il Beauty attraverso l’apertura di pop-up store omnicanale, mentre il Pharma tramite il potenziamento delle iniziative online di farmacie e attori tradizionali. L’Arredamento (arredo da interno e da esterno, oggettistica e decorazioni, accessori per la cucina, tessile, illuminazione) cresce del +6% e tocca quota 4,1 miliardi di euro. I progetti più innovativi in via di sperimentazione si concentrano soprattutto sul miglioramento della customer experience, dall’apertura di negozi di prossimità con funzionalità omnicanale a servizi di consulenza online e soluzioni di realtà aumentata per visualizzare i prodotti, e di potenziamento dei servizi in ottica di sostenibilità ambientale, come servizi di consegna green, tramite locker, o vendita di prodotti di seconda mano.

Food&Grocery: offerta e domanda in fase di consolidamento

Il Food&Grocery si ferma invece a +1%, e vale 4,4 miliardi di euro. Il mercato italiano nei tre i segmenti Food Delivery (piatti a domicilio), Grocery Alimentare (spesa online da supermercato) ed Enogastronomia (cibi e bevande di nicchia), attraversa una fase di consolidamento sia dell’offerta sia della domanda. Gli investimenti dei merchant, finora focalizzati sul potenziamento dell’infrastruttura logistica e sulla sperimentazione di servizi di consegna a valore aggiunto, sono sempre più finalizzati a minimizzare i costi logistici e a incrementare gli ordini, agendo sulla frequenza di acquisto o sull’ampliamento della base utenti.

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Amazon contro la contraffazione: nel 2022 rimuove oltre 6 milioni di prodotti

Sono oltre 6 milioni i prodotti contraffatti rimossi dalla rete di distribuzione globale di Amazon nel 2022. Contestualmente, il gigante dell’e-commerce ha bloccato, prima che venisse pubblicata un’offerta, oltre 800 mila tentativi di creare nuovi account di vendita, un numero in calo rispetto ai 2,5 milioni di tentativi avvenuti nel 2021. Per combattere il fenomeno della contraffazione Amazon ha investito 1,2 miliardi di dollari e ha impiegato oltre 15.000 persone per proteggere le vendite online. Non solo dalla contraffazione, ma anche da altre forme di frodi e abusi.
Si tratta dei dati contenuti nel terzo Report annuale sulla protezione dei marchi diffuso dall’azienda.

Più di 1.300 citazioni in giudizio o segnalazioni alle forze dell’ordine 

Sempre nel 2022 l’Unità di Amazon per i crimini di contraffazione ha citato in giudizio, o segnalato alle forze dell’ordine, oltre 1.300 contraffattori negli Stati Uniti, nel Regno Unito, nei paesi della Ue e in Cina. Un numero più che raddoppiato rispetto ai 600 del 2021.
“Nel 2022 l’adozione dei programmi di protezione dei marchi di Amazon ha continuato a crescere, e il numero medio di notifiche di violazione per contraffazione valide, presentate da un marchio incluso nel brand registry, è diminuito di oltre il 35% rispetto all’anno precedente – si legge nel report -.
L’identificazione, il sequestro e il corretto smaltimento di oltre sei milioni di prodotti contraffatti nel 2022 ha evitato che raggiungessero i clienti e fossero rivenduti altrove nella catena di approvvigionamento globale”.

“La tecnologia ci consente di stare al passo dei contraffattori”

“Siamo orgogliosi dei progressi compiuti quest’anno, in particolare dell’evoluzione della nostra tecnologia, che ci consente di stare al passo dei contraffattori e del raddoppio dei nostri procedimenti penali e azioni legali – dichiara Dharmesh Mehta, vicepresidente, worldwide selling partner services di Amazon -. Siamo grati per la crescente collaborazione dell’intero settore in questo ambito e ci auguriamo di continuare a innovare e lavorare insieme per azzerare la contraffazione”, riporta Ansa.

Offrire un’esperienza di vendita eccellente e sicura

“Ventotto anni fa, Amazon si è data l’obiettivo di diventare l’azienda più orientata al cliente del mondo, e una parte fondamentale di questa missione consiste nel guadagnarne e mantenerne la fiducia. Quando un cliente effettua un acquisto nel nostro negozio, è sicuro di ricevere un prodotto autentico, indipendentemente dal fatto che l’articolo sia venduto da Amazon direttamente o da uno dei nostri milioni di partner di vendita. Quando le piccole imprese scelgono di vendere nel nostro negozio, confidano nel fatto che offriremo un’esperienza di vendita eccellente e sicura – si legge ancora nel report -. La lotta alla contraffazione è una questione globale, che riguarda tutti i canali di vendita al dettaglio. Per contrastare il fenomeno in tutto il settore, è quindi necessario che distributori, fornitori di servizi logistici, dogane e gli enti governativi lavorino insieme”.

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Le paure che influiscono negativamente sulla vita degli anziani

Con l’avanzare dell’età e con la grande esperienza accumulata nel corso della vita, le persone tendono ad essere più sagge e consapevoli di ciò che li circonda.

Nonostante questo, gli anziani vivono una condizione particolare dato che, tipicamente, subentra in loro un senso di inquietitudine legato al futuro e determinate paure che nel corso della loro vita non avevano mai avuto prima.

Proprio queste paure sono in grado di limitare la persona in quello che fa, dunque esse incidono sulla quotidianità in maniera negativa impedendo agli anziani di poter vivere serenamente determinati momenti della giornata.

Vediamo di seguito quali potrebbero essere queste paure ed in che modo esse possono essere superate.

La paura di rimanere da soli

Quella della solitudine è una paura insita dell’uomo, e che diventa più marcata durante l’anzianità.

Complice anche una eventuale mobilità ridotta o acciacchi legati all’età infatti, gli anziani tendono a rimanere in casa spesso da soli.

Proprio questa solitudine è motivo di inquietitudine negli anziani, soprattutto quando essi rimangono da soli (dunque senza ricevere alcuna visita) per diversi giorni.

Il consiglio in questi casi, a meno che non ci sia una condizione di salute particolare, è quello di invitare le persone anziane a frequentare appositi circoli che propongano attività di socializzazione per anziani.

La paura di perdere l’indipendenza

Essere indipendenti è una condizione che si fa fatica a perdere pian piano nel tempo, sebbene diventi quasi inevitabile ad esempio quando ci sono problemi di mobilità.

Consideriamo infatti che arrivare in perfetta autonomia ad una certa età è certamente un pregio, ma si tratta di una ipotesi alquanto rara.

Di solito si presentano delle difficoltà fisiche che rendono più difficili determinati movimenti, il che incide notevolmente su determinate operazioni quotidiane che all’apparenza sono tra le più semplici, e questo può essere difficile da accettare.

Tutto dipende dal tipo di acciacchi che interessano la persona e quali attività gli sia impossibile fare in autonomia.

Ad ogni modo, come ad esempio il fare il bagno, determinate difficoltà possono essere superate mediante le apposite vasche con sportello per anziani, le quali possono essere adoperate autonomamente anche da chi ha problemi di mobilità.

La paura di perdere la lucidità mentale

Quella di perdere la lucidità mentale è una paura insita nell’uomo: non riuscire più a comprendere bene cosa accada intorno a sé è infatti motivo di preoccupazione per il futuro.

Con l’avanzare dell’età dunque, è normale non avere più una memoria elastica come prima o ad avere facoltà intellettuali intaccate.

Chiaramente si tratta di condizioni soggettive che sono legate sia al patrimonio genetico di ciascuno che alle abitudini quotidiane, che possono aver tenuto in esercizio la mente nel tempo.

In questo caso può essere utile fare degli specifici esercizi che aiutino a mantenere la mente e la memoria attive e “brillanti” nel tempo, sebbene tali buone abitudini vadano mantenute già con diversi anni di anticipo rispetto l’arrivo dell’anzianità.

In breve

Quella della terza età è una fase della vita certamente particolare, nella quale la persona ha bisogno di attenzioni e supporto, ma ciò non significa che le persone anziane debbano avere delle paure in grado di limitarne la qualità della vita.

Al contrario, ci sono tante cose che è possibile fare per aiutarli a vivere serenamente questa fase della vita e a superare le paure che tipicamente interessano le persone anziane.

Tutto sta alle capacità interiori della persona stessa, e chiaramente anche alla costanza di parenti o persone che assistono l’anziano, le quali hanno un notevole influsso e che possono aiutare ogni persona a migliorare la qualità della propria vita.

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Prodotti di moda e sulle grandi piattaforme e-commerce: così gli italiani comprano le offerte

Da quando è approdato in Italia, sull’onda del successo americano, l’appuntamento con il Black Friday e il Cyber Monday è diventato un punto fermo per gli italiani. Tanto che aspettano le offerte per effettuare i loro acquisti, anche importanti. Per saperne di più sui comportamenti dei nostri connazionali, Ipsos ha condotto un’interessante indagine per Confesercenti con l’obiettivo di studiarne le intenzioni di acquisto.

Obiettivo regali di Natale

Quest’anno il mese di novembre è stato particolarmente segnato da un periodo di sconti che si è esteso ben oltre la tradizionale settimana del Black Friday. L’indagine Ipsos per Confesercenti rivela che l’86% degli italiani dichiara di aver ricevuto un’offerta promozionale diretta, soprattutto via mail (79%), sms (27%), Whatsapp (18%), o telefono (11%). Ad essere bersagliate sono in particolar modo le donne: l’88% afferma di essere stata raggiunta da un’offerta.
Gli sconti anticipati hanno portato 9,7 milioni di italiani (31% di chi ha ricevuto un’offerta) ad effettuare già un acquisto. La percentuale sale al 33% nelle regioni del Mezzogiorno e rimane sotto al 30% tra i consumatori del Centro-Italia (27%). Circa 12,7 milioni di italiani, invece, hanno deciso di approfittare degli sconti e di fare almeno un acquisto durante la settimana del Black Friday, con un budget medio di circa 261 euro a persona, per un totale di 3,3 miliardi di euro. La somma media è più alta al Nord e nelle regioni del Centro (rispettivamente 282,7 euro e 281,94 euro) rispetto a Sud e Isole (232,22 euro). Per quanto riguarda età e genere, i maggiori spenders sono gli over35 (286,26 euro previsti) e gli uomini (301,81 euro). Il 57% di chi comprerà al Black Friday dichiara di voler utilizzare l’occasione per acquistare già un regalo di Natale. Complessivamente, secondo le stime di Confesercenti, circa 1,9 miliardi di euro di spesa per i regali di Natale sarà ‘anticipata’ alla settimana del Black Friday.

Cosa si compra e dove

In base ai dati raccolti nell’indagine, igli acquisti degli italiani si concentreranno soprattutto sui prodotti moda: il 64% degli intervistati ha intenzione di approfittare degli sconti e di acquistare capi d’abbigliamento, calzature o accessori moda. Seguono elettronica e informatica, che raccolgono il 57% delle intenzioni di acquisto, ed elettrodomestici – dalle tv alle lavatrici – indicati dal 41%, mentre il 32% menziona prodotti per la casa. Infine, una minoranza (9%) è interessata a diversi tipi di prodotti, principalmente giocattoli, libri, oggetti da collezione, cosmetici e altri prodotti di profumeria. E per quanto riguarda il “luogo” dell’acquisto? L’online si conferma il terreno preferito per queste iniziative. Il 64% degli intervistati indica infatti le piattaforme di eCommerce come principale canale per gli acquisti del Black Friday, seguono i portali online delle catene multimarca (43%) e l’acquisto direttamente sul sito web dei produttori (29%). Infine, un ulteriore 40% prevede di acquistare anche presso i punti vendita fisici delle grandi catene e il 19% presso supermercati e ipermercati.