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Nuovo Codice della strada: patenti, Ztl, monopattini e sanzioni più severe

Il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge sulla sicurezza stradale e la delega per la riforma del Codice della Strada. il disegno di legge introduce regole e sanzioni più severe per chi guida mentre usa il cellulare o sotto l’effetto di droghe, con revoca immediata della patente, e prevede nuove norme per monopattini, Ztl, autovelox e segnaletica. Inoltre, i neopatentati non potranno mettersi alla guida di veicoli di grossa cilindrata prima dei tre anni dal momento del conseguimento della patente.
E sarà punibile, a prescindere dallo stato di alterazione psico-fisica, guidare avendo assunto droghe. La positività al test rapido salivare farà scattare immediatamente il ritiro della patente, e successivamente anche il divieto di conseguire il titolo di guida per tre anni.

Stop a chi guida sotto l’effetto di alcol e droghe

Il rafforzamento delle misure di contrasto alla guida sotto l’effetto di alcol e droghe prevede l’introduzione del divieto assoluto di assumere alcolici per i conducenti già condannati per reati specifici, nonché l’obbligo, per gli stessi, di installare il cosiddetto ‘alcolock’, che impedisce l’avvio del motore se il tasso alcolemico del guidatore è superiore allo zero.
Per il perfezionamento del reato sarà quindi sufficiente che un soggetto si metta alla guida dopo l’assunzione di sostanze stupefacenti, pur non essendo in stato di alterazione. Gli organi di polizia stradale potranno effettuare un prelievo di liquido salivare direttamente sul luogo del controllo stradale.

Obbligo di casco sui monopattini e più garanzie per i ciclisti

Sono previste, poi, nuove norme sui monopattini, con l’obbligo di casco, targa e assicurazione. Quelli in sharing non potranno funzionare fuori delle aree consentite.
Severe sanzioni anche per sosta selvaggia, guida in contromano e su strade extraurbane particolarmente trafficate e pericolose.
Maggiori garanzie anche per i ciclisti, con la disciplina del sorpasso in sicurezza sia su strade urbane sia extraurbane, prevedendo, ove possibile, almeno 1,5 metri di distanza nell’effettuare la manovra. Vengono poi introdotte nuove norme sulla disciplina delle zone a traffico limitato, che dovranno essere usate con il criterio del massimo buon senso.

Autovelox: verso un’omologazione nazionale

Con successivo regolamento saranno uniformate le modalità di approvazione degli strumenti di rilevazione della velocità, gli autovelox
Il Mit sta infatti lavorando a un’omologazione nazionale, per evitare l’anarchia dell’autovelox “fai da te”. Saranno individuate, riporta Adnkronos, localizzazioni che non verranno indicate come prioritarie per la scurezza e la salute pubblica, come quelle che “piazzano” l’autovelox dove improvvisamente la velocità scende da 90 chilometri a 50 chilometri. Nel corso del Consiglio dei ministri è stato inoltre esaminato e approvato il disegno di legge-delega per una riforma della disciplina sulla circolazione stradale, che riordina e razionalizza la materia anche nell’ottica dell’ammodernamento del testo normativo in vigore, risalente al 1992.

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Il falso Made in Italy vale 120 miliardi

Coldiretti e Filiera Italia lanciamo l’allarme Fancy Food: il valore del falso Made in Italy agroalimentare nel mondo sale a 120 miliardi, e gli Stati Uniti si classificano come il Paese dove le produzioni tricolore ‘taroccate’ registrano i più elevati fatturati. I dati rilasciati da Coldiretti e Filiera Italia sono stati presentati a New York City, presso il Javits Center, in occasione dell’evento fieristico mondiale dedicato alle specialità alimentari, il Summer Fancy Food 2023. Per l’occasione è stata anche inaugurata la prima esposizione del Made in Italy tarocco a tavola, con le più grottesche imitazioni delle specialità nazionali scovate negli Usa. Imitazioni che tolgono spazio e valore sui mercati ai veri prodotti tricolori.

USA leader indiscussi del Fancy Food italiano

Negli Stati Uniti, che detengono saldamente la leadership produttiva del falso Made in Italy, il fenomeno delle imitazioni di cibo tricolore è arrivato a rappresentare oltre 40 miliardi di euro.
Dal Parmesan al Romano senza latte di pecora, dall’Asiago al Gorgonzola, dalla mozzarella fino al Provolone, il 90% dei formaggi di tipo italiano in Usa è in realtà realizzato in Wisconsin, California e New York,  La produzione di imitazioni dei formaggi italiani nel 2022 ha raggiunto negli Usa il quantitativo record di oltre 2,7 miliardi di chili, con una crescita esponenziale negli ultimi 30 anni, tanto da aver superato addirittura la stessa produzione di formaggi americani come Cheddar, Colby, Monterrey e Jack, risultata nello stesso anno pari a 2,5 milioni di chili.

Dal Pompeian Olive Oil al finto San Daniele

Se solo un prodotto agroalimentare che richiama l’Italia su sette venduti negli States arriva realmente dal Belpaese, dove le esportazioni nel 2022 sono state pari a 6,6 miliardi, il problema riguarda tutte le categorie merceologiche. Dai salumi più prestigiosi, come le imitazioni del Parma e del San Daniele o la mortadella Bologna e il salame Milano, venduto in tutti gli Stati Uniti, al Pompeian Olive Oil che non ha alcun legame con l’antica città campana, anche Provolone, Gorgonzola, Pecorino Romano, Asiago o Fontina vengono ‘clonati’. E perfino le conserve, come il pomodoro San Marzano.

Parmiggiano e Grana taroccati superano gli originali in produzione

L’industria del falso Made in Italy a tavola è diventato un problema planetario, con il risultato che per colpa del cosiddetto ‘italian sounding’ nel mondo oltre due prodotti agroalimentari tricolori su tre sono falsi, senza alcun legame produttivo e occupazionale con il nostro Paese. In testa alla classifica dei prodotti più taroccati ci sono però i formaggi, a partire dal Parmigiano Reggiano e dal Grana Padano, con la produzione delle copie che ha superato quella degli originali.
Un fenomeno diffuso soprattutto in Sudamerica, dove peraltro rischia di essere ulteriormente spinto dall’accordo di libero scambio Mercosur, che obbliga di fatto Parmigiano e Grana a convivere per sempre con le brutte copie sui mercati locali, Parmesano, Parmesao e Reggianito.

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Gli italiani dedicano sempre più tempo e risorse alla casa

Casa dolce casa: per gli italiani la casa è un bene fondamentale, e sicuramente è da ascrivere al novero degli elementi che concorrono allo ‘stare bene’. Più della metà delle famiglie italiane infatti dedica tempo e risorse per migliorare o abbellire la propria casa, o per migliorarne l’efficienza energetica. Lo attesta l’edizione 2022 dell’Osservatorio Eumetra Green Home Smart Home. Del resto, da sempre i nostri connazionali hanno un rapporto ‘affettivo’ ed emotivo con la propria casa, vivendo per una vita nella stessa casa e spostandosi raramente dal quartiere. Un rapporto che con la pandemia è diventato ancora più intenso, complice l’incremento di attività, soprattutto professionali, che un tempo erano svolte principalmente fuori dalle mura domestiche. Ma che grazie allo smart working o il work out sono state mantenute anche dopo la fine del lockdown. 

Parola d’ordine: non sprecare energia

Quanto agli investimenti in efficienza energetica, in realtà riguardano solo una parte delle famiglie, che in taluni casi li adottano sinergicamente, con opere di isolamento termico, installazione di impianto fotovoltaico, installazione di una pompa di calore per il riscaldamento. Tuttavia, anche la sostituzione della vecchia caldaia con una recente è un passo in avanti importante per procedere verso un maggiore efficientamento. Ma il primo modo di risparmiare energia è quello di non sprecarla.

Comportamenti green tra le mura domestiche

Dai recenti fenomeni del caro energia e del caro bollette deriva un nuovo impulso all’adozione di comportamenti green, una sorta di ‘spinta gentile’ che è riuscita a ottenere risultati concreti, laddove nessuna manifestazione di adesione ideale alla causa della sostenibilità era riuscita prima a sortire un simile effetto. In linea generale, nel nostro Paese ci sono segmenti minoritari, intorno al 25%, che adottano comportamenti decisamente green, un 40% che è in una posizione intermedia, ovvero fa qualcosa in tal senso come, ad esempio, la raccolta differenziata o è attento a tenere il riscaldamento non troppo alto, mentre il restante fa poco o niente.

I rincari abbassano i consumi, e l’ambiente ringrazia

Per la prima volta in sette anni, nel 2022 l’Osservatorio ha registrato alcuni cambiamenti significativi nei comportamenti delle persone in relazione ai consumi domestici nella direzione di un maggior risparmio energetico. Tra questi, un minor numero di cicli di lavatrici o lavastoviglie alla settimana, l’attenzione a impostare al minimo il termostato del riscaldamento, il semplice accorgimento di spegnere le luci una volta usciti da una stanza. Di fatto, i rincari delle bollette hanno favorito comportamenti virtuosi e una maggiore consapevolezza del consumo energetico, più di quanto abbiano fatto gli appelli e le adesioni al rispetto dell’ambiente.

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Customer service: i clienti apprezzano soprattutto la velocità di risposta

La relazione che si crea tra azienda e clienti tramite il contatto con il customer service può influenzare in modo significativo il comportamento presente e futuro del cliente. Diventa quindi strategico per le aziende comprendere quali siano gli aspetti più importanti di cui tenere conto. Sono diversi i motivi per cui un cliente decide di entrare in contatto con un’azienda, prima, durante o dopo un acquisto: per avere maggiori informazioni sul prodotto o il servizio a cui si è interessati, per richiedere dettagli su una spedizione qualora di tratti di un e-commerce, o anche per richiedere assistenza post-vendita.
E secondo un sondaggio svolto da Esendex, realtà che offre soluzioni per la comunicazione mobile in ambito business, è la velocità di risposta l’aspetto più apprezzato della customer experience (51%).

Sul podio anche disponibilità dell’operatore e multicanalità

Alla velocità di risposta segue la disponibilità mostrata dall’operatore nell’aiutare realmente il cliente (48%), quindi, la multicanalità, ovvero la possibilità di scegliere tra più canali di comunicazione (42%). Se i primi due aspetti sono strettamente legati agli operatori e ai training che hanno seguito, la decisione di offrire diverse modalità di contatto invece è più semplice da adottare, soprattutto tenendo conto che il touch point privilegiato oggi è lo smartphone.

I fattor determinanti per una customer experience positiva

A questi tre primi aspetti indicati come più importanti seguono la capacità di risolvere rapidamente la questione legata alla posta in caso di resi o lamentele, il numero di ore durante il quale è disponibile il supporto, la possibilità di potere gestire in autonomia determinate operazioni, e l’interesse dimostrato da parte dell’operatore di conoscere meglio il proprio interlocutore.
“Dal nostro sondaggio emerge come la multicanalità, insieme alla velocità di risposta e alla disponibilità, giochino un ruolo determinante per la customer experience”, ha commentato Carmine Scandale, Head of Sales di Esendex Italia.

Migliorare i tempi di risposta grazie a una piattaforma multicanale

“Questo non stupisce – ha aggiunto Carmine Scandale – se si pensa che oggi siamo abituati a poter contare su diverse possibilità di comunicazione anche nelle relazioni tra privati, tenuto conto che buona parte delle conversazioni passano dallo smartphone. La nostra piattaforma multicanale ‘Studio’ permette proprio di creare conversazioni più interattive con i clienti utilizzando più canali, tra cui SMS e WhatsApp, e consente di snellire i processi di customer service, poiché permette agli operatori di gestire simultaneamente anche più richieste in modo molto semplice ed efficiente, migliorando di conseguenza anche i tempi di risposta e la disponibilità verso il cliente”.

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L’alimentare traina industria ed export nazionale

Se negli ultimi anni la produzione industriale è rimasta grossomodo stabile rispetto ai livelli del 2017, quella delle industrie alimentari, bevande e tabacco è cresciuta di oltre 10 punti percentuali
È quanto emerge dai dati dell’Osservatorio agroalimentare, frutto della collaborazione tra la Fondazione Giampiero Sambucini e la Fondazione Edison. Dall’anno della pandemia in poi la produzione del comparto alimentare è cresciuta in maniera decisa, e piuttosto costante, fino alla prima parte del 2022, anno nel quale si è registrata una crescita dell’1,2% rispetto all’anno precedente, superiore a quella dell’industria nel suo complesso (+0,5%).

Esportazioni del settore: 60,7 miliardi, il 10% del totale

Secondo i dati dell’Osservatorio risulta notevole anche il contributo del settore agroalimentare alle esportazioni italiane, che nel 2022 sono cresciute del 19,9% rispetto al 2021, raggiungendo 625 miliardi di euro. Per il settore le esportazioni hanno fatto segnare 60,7 miliardi di euro, pari al 10% dell’export complessivo. Nello specifico, il valore delle esportazioni della sola industria alimentare, bevande e tabacco è stato pari a 52,3 miliardi, e quelle dei prodotti agricoli a 8,4 miliardi. Rispetto al 1991, anno in cui si registravano 7,8 miliardi di euro a valori correnti, l’export agroalimentare italiano è cresciuto di oltre 7 volte.

I “magnifici 7”: frutta e verdura, pasta, vino, formaggi, cioccolata…

Un ruolo di successo, in questo percorso di crescita, è quello svolto dai cosiddetti ‘magnifici 7’, ovvero le sette categorie di prodotti che da sole nel 2021 hanno raggiunto un valore di export pari a 31,3 miliardi, quasi il 60% dell’agro-alimentare italiano nel suo complesso (52,3 miliardi). In particolare, si tratta di ortaggi, frutta e loro preparazioni (9,6 miliardi), vini (7,2 miliardi), pasta e riso (3,7 miliardi), formaggi e latticini (3,7 miliardi), prodotti da forno (2,9 miliardi), conserve animali (2,1 miliardi), cioccolata e altre preparazioni con cacao (2,1 miliardi).

“L’avanguardia di una articolata filiera”

Anche nel corso del 2022, riferisce Italpress, i ‘magnifici 7’ continuano a trainare l’export del settore agroalimentare, e in base agli ultimi dati disponibili, hanno raggiunto 34,4 miliardi di euro.
“I magnifici 7 – ha dichiarato Stefano Mantegazza, vicesegretario della Fondazione Sambucini – sono l’avanguardia di una articolata filiera che poggia sul lavoro di oltre 1,4 milioni di persone, e che partendo da autentiche unicità di nicchia, coinvolge territori altamente specializzati e arriva a esprimere una ricca varietà di prodotti di altissima qualità, apprezzati dai consumatori di tutto il mondo”.

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Italiani in viaggio a Carnevale, vincono le città d’arte

Sono le città d’arte le mete preferite per un viaggio in occasione della settimana di Capodanno. Lo rivela l’Osservatorio Confcommercio-Swg,c che segnala inoltre che, secondo le stime, saranno ben 4 milioni i nostri connazionali che si muoveranno per turismo. A questi si dovrebbero aggiungere altri due milioni circa (1,9 per la precisione) ancora indecisi, ma propensi a partire. La vacanza, nel 50% dei casi, è fuori regione se non addirittura all’estero. Città d’arte o grandi città sono le destinazioni preferite in 4 casi su 10. A Carnevale i portafogli sembrano essere un po’ più “capienti”: si spendono in media 410 euro a testa per una vacanza, per una spesa complessiva di quasi 3 miliardi. 

Il turismo riparte

I dati del turismo nostrano, per fortuna, sono tornati in attivo dopo gli anni difficili della pandemia. Il report segnala che il consuntivo delle festività di fine anno si è chiuso bene, con circa 25 milioni di italiani in viaggio tra Natale e l’Epifania. E il 2023, anno dei ponti, sembra avviarsi sotto buoni auspici. L’indice di propensione al viaggio dei connazionali sale a quota 63 – su scala da 0 a 100 – due punti sopra gennaio 2022 e sostanzialmente in linea con i livelli pre-pandemia, anche se a prevalere sono gli short break da 1 o 2 notti fuori casa, soprattutto tra febbraio e marzo.

In inverno la montagna è la meta preferita 

Per quanto riguarda il primo trimestre del 2023, la survey evidenzia che 12 milioni gli italiani scelgono la montagna. Di questi, 7,5 milioni fanno soggiorni di una settimana o un periodo un po’ più breve, per i restanti 4,5, si tratta invece di escursioni giornaliere. Secondo i dati dell’Osservatorio Confcommercio-Swg, la spesa media è di 540 euro a testa. Quasi 9 vacanzieri su 10 scelgono le mete nazionali: a fare da padrone è l’arco alpino, in primis le destinazioni del Trentino Alto Adige, seguite da Lombardia e Valle d’Aosta, ma con buone performance anche di Piemonte, Veneto e Friuli. Non mancano i turisti che raggiungono destinazioni estere: primeggiano le “vette” svizzere, seguite da quelle di Austria e Francia. 

Le motivazioni della vacanza in quota

Le motivazioni delle vacanze in montagna sono cambiate dopo la pandemia: escursioni naturalistiche, degustazioni enogastronomiche, relax in Spa e centri benessere, shopping sono le quattro attività più importanti indicati dagli intervistati. Solo al quinto posto la pratica dello sci e di altri sport invernali Resta comunque alta, per chi sceglie questo tipo esperienza, l’attenzione per lo stato dell’innevamento naturale: sono 4 su 10 i vacanzieri che dichiarano che, in assenza di neve, preferiscono cambiare i programmi di vacanza.

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Quali sono i beauty trend del 2023?

Come in ogni settore della nostra vita, anche e soprattutto nel beauty ogni anno nascono nuove tendenze. Quali saranno dunque quelle del 2023? Alla domanda risponde Foreo, il big del beautytech che ha esplorato i trend più impattanti. Le linee guida generali sono forti e chiare: i consumatori vogliono scientificità e affidabilità, ma anche semplicità e naturalità. Insomma, sì alla bellezza ma senza troppi artifici e con la possibilità di effettuare trattamenti mirati ma non invasivi.

Sì al look naturale

Per quanto riguarda la skincare, addio a make up coprenti e artificiosi. Il 2023 vedrà un crescendo di soluzioni skincare mirate ad ottenere e preservare un look naturale, sano, e il tanto agognato No Makeup Look o Clean Girl Makeup con prodotti per la cura del viso che di fatto sostituiranno il makeup più complesso. Sarà l’anno dei sieri, delle creme, delle maschere, ed anche dei sieri per le ciglia, con forte attenzione verso formule ‘pulite’ e ricche di principi attivi naturali e potenziati – primi tra tutti i peptidi, i prebiotici e probiotici, ed i fari accesi sull’importanza della cura del microbioma cutaneo. Parola d’ordine: bellezza sostenibile ed inclusiva, tutta centrata attorno al benessere olistico a 360 gradi ed all’importanza della comunità e condivisione di esperienze.

Antiage non invasivi

Dalla ricerca si scopre che l’anno appena iniziato sarà all’insegna delle soluzioni anti-età e dei lifting non invasivi, grazie a dispositivi hi-tech ad altissima performance e dai risultati mirati e duraturi nel tempo. Tecnologie all’avanguardia quali microcorrente, radiofrequenza, e luci LED saranno sotto ai riflettori dei consumatori, sempre più esigenti ed alla ricerca di prodotti flessibili, personalizzabili, ed utilizzabili nel comfort di casa propria. Reali investimenti nella propria bellezza e benessere sul lungo periodo.

Dispositivi di bellezza super tech

Il trend dei dispositivi beautytech continuerà la sua solida scalata senza accenni di decrescita. Tecnologie all’ultimo grido, alta performance, personalizzazione e semplicità di utilizzo saranno i punti cardine di quest’anno e dei prossimi a venire. Ciò è perfettamente in linea con le tendenze e le abitudini dei consumatori di bellezza e benessere, sempre più improntate a soluzioni futuristiche, digitali, connesse, ed intuitive. Un 2023 che vedrà dunque i dispositivi viso e corpo al centro dell’attenzione quali soluzioni d’elezione per i propri trattamenti detergenti, massaggianti, liftanti, tonificanti, ed oltre.

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Lavoro: meglio scegliere chi offre Learning & Development costante

Lo rivela la nuova survey condotta da Docebo: in Italia oltre 8 lavoratori su 10 (82%) sono più propensi a scegliere un datore di lavoro che offra opportunità di formazione e sviluppo costanti. Inoltre, 6 lavoratori su 10 (61%) sono disposti a cambiare lavoro entro 12 mesi se l’attuale datore di lavoro non offrisse opportunità di apprendimento o formazione essenziali per la crescita e lo sviluppo della carriera. L’inflazione in aumento e la prospettiva di un’ulteriore flessione economica spingono le aziende a preservare il personale, anche a causa della carenza, in molti settori, di nuovi talenti, e del blocco alle assunzioni. E in questo scenario, in cui molte aziende non sono in grado di aumentare i salari, investire in attività di Learning & Development potrebbe essere uno strumento decisivo per fidelizzare e trattenere le persone in azienda.

Cosa spinge i dipendenti ad abbandonare l’azienda? 

Le principali motivazioni che spingono i dipendenti ad abbandonare l’attuale posto di lavoro sono retribuzione insufficiente (78%), cattiva gestione aziendale (52%) e scarse opportunità di crescita professionale (45%). Se, da un lato, la retribuzione resta un fattore fondamentale, dall’altro, mancanza di manager preparati, carenza di nuovi talenti e conseguente insufficienza di personale, mettono sotto pressione i team, portando a possibili fughe dall’azienda. Inoltre, un quarto dei lavoratori (25%) indica la ‘cultura aziendale debole’ come ulteriore fattore che li spingerebbe a cambiare lavoro.

I Millennial sono i più attenti alle politiche di formazione

Dalla survey emerge poi che i Millennial sono molto attenti alle politiche di Learning & Development: l’83% è più propenso a scegliere un datore di lavoro che offra opportunità di sviluppo e apprendimento continue rispetto al 79% dei GenZ. Del resto, il 66% dei Gen Z e il 65% dei Millennial è più favorevole dei Baby Boomer (55%) a prendere in considerazione il licenziamento nel caso in cui il datore di lavoro tagliasse gli investimenti in Learning & Development.
“Quello che osserviamo anche in Italia è un trend chiaro che dimostra quanto siano importanti le opportunità di formazione e sviluppo per il personale – commenta Claudio Tadoldi, Regional Sales Director di Docebo -,  e quanto la crescita professionale sia un elemento non negoziabile quando si tratta di proseguire la propria carriera nella stessa azienda”.

“I programmi di upskilling hanno un ritorno tangibile sull’investimento”

“Prima di tagliare i budget di Learning & Development e rischiare che il personale abbandoni l’azienda, i datori di lavoro devono considerare che i programmi di upskilling hanno un ritorno tangibile sull’investimento – aggiunge Tadoldi -. Infatti, che si tratti di attrarre i candidati giusti o migliorare le competenze dei manager e la cultura aziendale, incoraggiando la formazione continua, e motivando le persone a fare carriere restando all’interno della propria organizzazione, l’attività di Learning & Development ha un impatto tangibile sui tassi di fidelizzazione. E, di conseguenza, sui profitti dell’azienda”.

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Smart working, quanto fa risparmiare sulla bolletta?

Il lavoro a distanza, entrato prepotentemente nelle nostre vita con l’emergenza pandemica, è rimasto come modalità in molteplici realtà professionali. Tanto che oggi, con la situazione sanitaria tornata sotto controllo, sono ancora 3,6 milioni i lavoratori da remoto. Si tratta di circa 500 mila unità in meno rispetto al 2021, con un calo in particolare nella Pubblica Amministrazione, mentre si rileva una leggera ma costante crescita nelle grandi imprese che, con 1,84 milioni di lavoratori, contano circa metà degli smart worker complessivi. Per il prossimo anno si prevede un lieve aumento fino a 3,63 milioni, grazie al consolidamento dei modelli di smart working nelle grandi imprese e a un’ipotesi di incremento nel settore pubblico. I dati sono contenuti nella ricerca dell’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano.

Quale vantaggio sul fronte dei costi?

Ma quale impatto ha e avrà lo smart working sui costi, in particolare quelli legati agli aumenti delle bollette energetiche? Risponde ancora l’Osservatorio: un lavoratore che operi due giorni a settimana da remoto risparmia in media circa 1.000 euro all’anno per effetto della diminuzione dei costi di trasporto. Nella stessa ipotesi di due giorni alla settimana di lavoro da remoto l’aumento dei costi dei consumi domestici di luce e gas può incidere però per 400 euro l’anno riducendo il risparmio complessivo a una media di 600 euro l’anno. Lo smart working consente una riduzione dei costi potenzialmente più significativa per le aziende: consentire ai dipendenti di svolgere le proprie attività lavorative fuori della sede per 2 giorni a settimana permette di ottimizzare l’utilizzo degli spazi isolando aree inutilizzate e riducendo i consumi, con un risparmio potenziale di circa 500 euro l’anno per ciascuna postazione. Se a questo si associa la decisione di ridurre gli spazi della sede del 30%, il risparmio può aumentare fino a 2.500 euro l’anno a lavoratore.

I benefici per l’ambiente

L’applicazione dello smart working permette anche di ottenere benefici a livello ambientale riducendo le emissioni di CO2 di circa 450 Kg annui per persona. Questo è il risultato di tre componenti su base annua: la riduzione degli spostamenti, che permette il risparmio di 350 Kg di CO2, le emissioni risparmiate nelle sedi delle organizzazioni che hanno introdotto lo smart working (pari a circa 400 Kg di CO2) al netto delle emissioni addizionali dovute al lavoro dalla propria abitazione (in media circa 300 Kg di CO2). Considerando il numero degli smart worker attuali pari a 3.570.000 di lavoratori, l’impatto a livello di sistema Paese calcolate sarebbe pari a 1.500.000 Ton annue di CO2. Tale quantità è pari a quella assorbita da una superficie boschiva di estensione pari a circa 8 volte quella del comune di Milano.

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Quali sono le regole per smascherare potenziali frodi online?

Sono dieci le regole di Visa per smascherare potenziali frodi online. La società ha infatti compilato il Fraudolese, un vocabolario delle frodi che svela le strategie comunicative dei truffatori da cui tenersi in guardia per navigare e fare acquisti online in tutta sicurezza. La prima regola è controllare l’ortografia dei messaggi. Le incongruenze nel linguaggio, infatti, come errori di grammatica, disposizione delle parole o differenze tra il nome del mittente e il link all’url fornito, potrebbero indicare che si tratta di una frode. Se si riceve un messaggio inaspettato da un’azienda o un individuo, è sempre bene fare attenzione a questi errori.

Attenzione a premi o richieste sospette

Diffidare poi delle richieste urgenti. Un linguaggio che incoraggia a intraprendere un’azione urgente spesso è una tattica utilizzata nelle comunicazioni fraudolente. Diffidare quindi di espressioni come ‘clicca (…) qui sotto’, o ‘entro 48 ore’, e non cliccare sui link per evitare di compromettere i dati personali. Attenzione anche alle richieste sospette: i truffatori spesso usano come esca un problema, come chiedere di riorganizzare una consegna, o fanno un’offerta allettante, come la vincita di un premio. Qualora non si abbia evidenza del problema che viene chiesto di risolvere o dell’offerta proposta, è probabile si tratti di frode. Inoltre, verificare che il mittente sia effettivamente chi dice di essere: i truffatori spesso si impegnano per convincere della loro credibilità. Può essere difficile distinguerle, quindi se non si è sicuri, meglio verificare.

Controllare le recensioni del venditore

Può sembrare ovvio, ma se non si è sicuri della legittimità di un messaggio, può essere utile verificare il messaggio con una persona di fiducia, che potrebbe avere ricevuto un messaggio simile. Condividere la propria esperienza potrebbe inoltre evitare che altri ne siano vittima. Ma è importante controllare che i siti scelti per gli acquisti online siano sicuri. Trovare il sito web giusto significa quindi verificare che nella barra degli indirizzi sia presente l’icona del ‘lucchetto’ e che l’indirizzo inizi con HTTPS: la ‘S’ offre maggiori garanzie di sicurezza. Controllare poi il sito web e le recensioni del venditore, informandosi anche sui social media o l’azienda presso cui si sta per acquistare, e dare un’occhiata alle recensioni.

Occhio alle truffe di phishing

E attenzione alle truffe di phishing tramite e-mail o telefonate non richieste e sospette. Potrebbero tentare di rubare informazioni personali come numero di conto, nome utente e password. In caso di dubbio, non cliccare sui link o scaricare file. Quando si aggiunge la carta al proprio smartphone, o la si collega all’app di alcuni esercenti, i dati vengono spesso sostituiti da un ‘token’ digitale: ciò significa che i dati della carta non vengono memorizzati. Usare perciò sempre i token e i servizi one-click per pagare in modo facile e sicuro. Utilizzare poi un modo sicuro, rapido e semplice per identificarsi. Qualora sia possibile, è bene impostare metodi come le impronte digitali o il riconoscimento facciale sugli smartphone e all’interno delle app bancarie.